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Social Street: ecco il buon vicinato 2.0

Abitare nella stessa via, magari nello stesso condominio, perfino sullo stesso pianerottolo, e salutarsi a malapena, in ascensore, commentando il tempo che fa: triste, se ci pensiamo. Perché conoscere bene le persone che abitano a stretto contatto di gomito con noi è un vantaggio da molti punti vista. Creare una rete di contatti accomunati dalla vicinanza fisica significa poter prestarsi aiuto a vicenda, scambiare due chiacchiere nel bar sotto casa, darsi una mano con figli, spesa e incombenze varie… sentirsi meno soli.

Una realtà che nelle città medio-grandi può sembrare difficile da realizzare, viviamo di corsa, usciamo di casa per infilarci in macchina o per rincorrere il tram, torniamo alla sera stanchi morti, sempre, perennemente attaccati al cellulare o al computer. Eppure proprio dall’iperconnessione onnipresente nelle vite di oggi è nata l’idea di mettersi e rimanere in contatto con chi, di corsa come noi, incrociamo ogni mattina sulle scale, in cortile, al bar, alla fermata. E anche con chi non incontriamo mai, il vicino del quale non sappiamo associare il nome a un volto, ma che magari conoscendolo bene è pure simpatico, gentile e disponibile.

Dal reale al virtuale… e viceversa

È il concetto della Social Street, tanto semplice quanto geniale. Nata in Italia, precisamente a Bologna in via Fondazza, l’idea della Social Street è proprio far conoscere tra loro le persone che abitano vicine… e siccome da cosa nasce cosa, si comincia conoscendosi e poi si mettono in comune competenze, esperienze, iniziative e anche oggetti materiali. Ci si organizza per portare a scuola i bambini, si decide di utilizzare in modo più utile e creativo alcuni spazi comuni, si programmano attività che permettano di rendere più vivibile la propria via. Il tutto a costo zero: basta aprire una pagina Facebook alla quale si iscrivono i residenti, ottenendo così una sorta di bacheca virtuale con proposte, scadenze, idee.

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Le Social Street stanno espandendosi molto rapidamente, soprattutto in città grandi nelle quali è più facile sentirsi soli, anche perché molti arrivano, per studio o per lavoro, da altre realtà, e anche solo traslocare e cambiare zona può significare trovarsi in un mondo nuovo e sconosciuto.

Noi ne abbiamo parlato con Simona Vadalàfoto-vadala  fondatrice della Social Street di via Martiri Triestini a Milano, per molti anni fotografa, oggi mamma e impegnata nell’azienda di trasporti di famiglia.

Simona, può spiegarci come ha conosciuto il mondo delle Social Street e come ha deciso di fondarne una?

Social Street, in fondo, è il nuovo nome che si dà al buon vicinato di un tempo: si tratta semplicemente di mettere in contatto persone che abitino nella stessa via o zona e far in modo che spontaneamente si creino interazioni, amicizia e sostegno reciproco. Tre anni fa, per caso, ho letto un articolo sul web che parlava di via Fondazza a Bologna e mi sono detta: “incredibile! quello che cerco da anni, già esiste e ha un nome… Social Street”! Questa mia esigenza derivava forse dal fatto che provengo da una famiglia numerosa che ha sempre accolto amici e conoscenti, un po’ come si faceva un tempo nei paesi, e dalla mancanza in ambito cittadino di questo tipo di coinvolgimento.

Come funziona effettivamente la Social Street?

In concreto, attraverso le pagine di Facebook, le persone si conoscono,partecipando a eventi comuni, come aperitivi, cene o visite a musei, cinema o quant’altro… il resto avviene naturalmente, si sviluppano nuove amicizie e ci si sente meno sperduti nella propria città.

In base alla sua esperienza è quindi vero che la realtà della Social Street in una città grande come Milano, spesso ritenuta fredda e poco coinvolgente, migliora i rapporti sociali, crea una rete di solidarietà e amicizie “a km zero”e quindi rende migliore la qualità della vita delle persone che vi partecipano e genera una serie di proficui rapporti di buon vicinato?

Io credo che la vita nel nostro quartiere sia sicuramente migliorata da quando esiste questa realtà, si respira un’aria più serena e rilassata, ci si sente bene accolti e facenti parte di un gruppo di persone che, senza secondi fini, si mettono a disposizione degli altri. Una volta si definivano semplicemente “amici”…

Crede che vivere in una realtà come questa possa migliorare anche la vita nei singoli condomini, la loro vivibilità, responsabilizzando e coinvolgendo in prima persona gli abitanti? E che questo potrebbe portare anche a una migliore gestione del condominio stesso, magari anche contenendone le spese?

Di sicuro l’apporto dei singoli in diversi ambiti potrà dar luogo a un risparmio in termini di tempo, per esempio nella ricerca di operatori affidabili e perché no, una volta stilata una lista di competenze, potremmo arrivare a rivolgerci direttamente ai condomini stessi per l’attuazione di lavori di intervento sui nostri immobili, potendo contare su una rete di persone di fiducia. Inoltre, essere coinvolti in prima persona nella gestione degli spazi comuni stimola sicuramente il senso civico, la volontà di mantenere in buono stato la proprietà. Essere amici dei propri vicini di casa, uscire insieme, darsi una mano a vicenda significa poter parlare più apertamente e liberamente, sia di piccoli problemi di convivenza in comune, sia di idee e proposte che altrimenti emergerebbero solo in sede di assemblea, in una veste più istituzionale, meno creativa e meno libera.

Insomma, i vantaggi sono tanti, le molte esperienze positive si trovano anche online e basta davvero poco per prendere l’iniziativa e mettere la vostra via in rete!

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