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Da Amministratore di Condominio a Building Manager: una figura al passo con i tempi

Se nel 2012, esattamente settant’anni dopo il Codice del 1942, si è attuata una “riforma del Condominio”, vuol dire che qualcosa, nella percezione dei circa 24 milioni di italiani che in condominio vivono, sta davvero cambiando. Ci si sta rendendo finalmente conto che subito dopo la cellula originaria, la famiglia e la relativa casa, viene, come microcosmo di riferimento, proprio il condominio, la comunità di persone che condividono ogni giorno e ogni notte spazi, relazioni, quotidianità. Persone che condividono certamente muri sottili, terrazzi con panni sgocciolati dalle annaffiature delle piante al piano superiore, posti auto striminziti nei quali non si riesce a fare manovra. Ma che condividono anche aiuti, buste della spesa portate alla signora anziana dell’ultimo piano quando l’ascensore è fermo, sorrisi e carezze ai bambini, confidenze fra amici, figli che crescono insieme. E che – infine – condividono un patrimonio, perché oltre alle tante proprietà private nelle quali è frazionato, un condominio ha anche tante proprietà comuni da mantenere in buono stato, da valorizzare, da capitalizzare.

Nuove competenze e professionalità per gli Amministratori di Condominio

Ecco allora che, alla luce di tutti questi nuovi fattori e di queste nuove consapevolezze, muta e si evolve anche la figura dell’Amministratore di Condominio. Un tempo semplice esattore di spese ordinarie e straordinarie ed esecutore delle delibere, visto di sfuggita all’assemblea, magari anche un po’ temuto, oggi sempre più l’Amministratore di Condominio è una figura manageriale e una sorta di “collante” fra i condomini, che a lui demandano un ruolo proattivo e propositivo. Aggiornato su tutti gli aspetti fiscali, giuridici, economici, energetici e di sicurezza in materia condominiale, l’Amministratore deve “disciplinare l’uso delle cose comuni e la fruizione dei servizi nell’interesse comune in modo che sia assicurato il miglior godimento a ciascuno dei condomini” ( art.1130 secondo comma del c.c.). Deve cioè saper farsi carico di una “gestione evoluta” del condominio, proponendo per esempio un programma di manutenzione ordinaria continua che, con spese contenute, consenta di mantenere sempre in buono stato l’edificio e le sue pertinenze, risparmiando così sugli onerosi interventi di manutenzione straordinaria e consentendo di vivere in un ambiente efficiente, sicuro e dal valore economico garantito. Deve favorire le buone pratiche come la riqualificazione energetica e l’innovazione tecnologica (pensiamo alla domotica) , ma anche valorizzare gli spazi comuni con servizi utili a tutti i condòmini (come la lavanderia o la biblioteca di condominio, gli orti comuni, un piccolo locale attrezzato come infermeria o palestra…). È chiaro che un “manager condominiale” di questo tipo non si improvvisa e non si considera mai completamente preparato e arrivato. È una figura ad alta professionalità, competente in vari campi, costantemente aggiornata e capace di coniugare le capacità gestionali con le esigenze e le necessità delle persone che, riunitesi in assemblea, a lui affidano la gestione non solo della propria casa, ma anche di una parte importante della propria vita.

 

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